Archivio Cavellini

 

“E’ una denuncia, quella di GAC? Sì e no. Sì perché è sempre latente, ma presente, una specie di risentimento nei confronti del sistema, accusato di non saper accettare colui che non rispetta i ruoli e le convenzioni; no, perché alla fine GAC si butta a capofitto in questa avventura, reputando di aver rinnovato il sistema, di averlo piegato alle proprie esigenze, e quindi di averlo per così dire sconfitto. In questo rapporto sofferto e dai molti attriti – soprattutto psicologici -, gioca un ruolo importante l’ironia. Ancora una volta si tratta d’intendersi, perché l’ironia è un’arma a doppio taglio.”


“Credo che GAC si muova sul filo del rasoio, a questo proposito: parla di ironia, è letteralmente sempre ammiccante – sia nei ritratti che si fa fare, sia negli autoritratti -, è eccessivo nelle manifestazioni, tanto da far pensare ad un’autoironia al limite della clownerie, ma il suo intento è tutt’altro che ironico. Usa, cioè, la retorica dell’ironia, la figura linguistica dell’ironia per essere accettato, per esistere almeno come personaggio sorridente, come interprete di un mondo – quello dell’arte – a cui guarda con intelligenza provocatoria.”


Dalla “Enciclopedia Personale” di Marco Meneguzzo




                         
                         




                             
                       





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